Presidio di venerdì 3 maggio
in piazza De Ferrari (zona pedonale) tra Regione Liguria e Palazzo Ducale
dal primo pomeriggio fino alle 18,30
per dare modo a tutte le colleghe e i colleghi di sedi e delle filiali di partecipare al termine dell'orario di lavoro
Arrivano allarmanti notizie sulla volontà di cambiare la pelle del Gruppo Carige, dedicandolo unicamente alla gestione dei patrimoni, con conseguenti espulsioni di migliaia di dipendenti e decimazioni di filiali e uffici.
Mostriamo a tutti il nostro dissenso e la nostra opposizione
Rimettiamo al centro chi lavora nel Gruppo
Partecipiamo numerosi al presidio
L’impressione l’abbiamo sempre avuta. Ora però si sta facendo sempre più netta e definita: a seconda degli interlocutori con cui parliamo, pare di avere di fronte due aziende diverse. Una che pone al centro il collega con il suo bagaglio di professionalità, le sue aspettative, i suoi entusiasmi, ma anche le sue difficoltà, le sue criticità e i suoi problemi, l’altra, sorda ad ogni declinazione della soggettività, è invece ferocemente proiettata sulla sterile aritmetica di numeri e tabelle. Sembrano proprio due realtà diverse, in qualche misura opposte. Vabbè che è molto di moda, soprattutto nella cosiddetta Terza Repubblica, il gioco del poliziotto buono e del poliziotto cattivo, ma a tutto c’è un limite e, come direbbe Totò, soprattutto una pazienza… Lo sconcerto generato da tale doppiezza finisce per intaccare non poco la fiducia che i colleghi nutrono nei confronti dell’azienda. Emblematica a tale proposito la vicenda , ancora fresca o calda (secondo i punti di vista), delle “note ribassate” che hanno causato più di un mal di pancia, persino fra quelli considerati “fedelissimi”. Questo smaccato dualismo, a nostro avviso, deve quanto prima finire, nell’interesse non solo dei colleghi che,Vabbè che è molto di moda, soprattutto nella cosiddetta Terza Repubblica, il gioco del poliziotto buono e del poliziotto cattivo, ma a tutto c’è un limite e, come direbbe Totò, soprattutto una pazienza… Lo sconcerto generato da tale doppiezza finisce per intaccare non poco la fiducia che i colleghi nutrono nei confronti dell’azienda. Emblematica a tale proposito la vicenda , ancora fresca o calda (secondo i punti di vista), delle “note ribassate” che hanno causato più di un mal di pancia, persino fra quelli considerati “fedelissimi”. Questo smaccato dualismo, a nostro avviso, deve quanto prima finire, nell’interesse non solo dei colleghi che, come sindacato, tuteliamo, ma anche dell’azienda stessa, la cui sorte ci sta altrettanto a cuore, perché a questa sono legati i destini di 5000 famiglie. Pertanto, auspichiamo che si trovi un punto condiviso di equilibrio fra le diverse anime aziendali, al fine di ripristinare quel clima positivo e quell’atmosfera di serenità che sono i prerequisiti necessari per il raggiungimento di qualsivoglia risultato. In tal senso speriamo sia di buon auspicio il faticoso varo della Commissione Bilaterale sulle Politiche Commerciali e Organizzazione del Lavoro, nella quale riponiamo, senza farci soverchie illusioni, alcune legittime aspettative. Starà all’intelligenza e alla buona volontà di entrambe le parti farla funzionare al meglio. Noi, in quanto primi fra i promotori - statene sicuri - ce la metteremo tutta.
Mauro Corte, Segretario Responsabile Nazionale Gruppo Uilca Carige
L'intervento di Mauro Corte al Congresso Nazionale UILCA
Viviamo in un tempo di sfide e di grandi cambiamenti. Seppure il sindacato abbia recuperato, nell’ultimo anno, una certa credibilità, probabilmente più a causa della crisi piuttosto che per suoi meriti intrinseci, occorre attrezzarsi e dare risposte alle nuove emergenze. Ci aspetta un difficile rinnovo contrattuale, dal quale dipenderà il futuro della categoria. In tal senso occorre saper cogliere la duplice sfida che ci pone la tecnologia e il mercato. Nel piccolo lo vediamo tutti i giorni in Banca Carige, una banca tradizionale, che in breve tempo sta repentinamente vivendo una profonda mutazione genetica. I valori di un tempo sono sovvertiti, soppiantati da nuovi ingaggi e nuove parole d'ordine. Il lavoro diventa più smart e quel che conta è la performance.
A fronte di questi nuovi imperativi, credo sia inutile quanto dannosa una battaglia di retroguardia che dica pregiudizialmente no ad ogni innovazione. Ciò nondimeno occorre entrare pesantemente nel merito delle politiche commerciali, opponendosi agli aspetti più aggressivi e parossistici, evitando che prevalga la spietata e sadica logica dei “talent”, che seppellisce il valore della solidarietà in nome di una sfrenata competizione, così come occorre regolamentare, anche se può apparire un paradosso, quella flessibilità che le aziende ci offrono, per il loro tornaconto, a piene mani, trasformandola in una reale e concreta opportunità per il lavoratore.
In tal senso, occorre superare l’ambiguità delle aziende di credito che predicano bene con la direzione del Personale e razzolano male con la direzione commerciale. Valga per tutti l’esempio che ovviamente conosco meglio, quello di Banca Carige. Qui, a fronte delle continue proposte del responsabile delle Risorse Umane, sempre pronto a seguire strade nuove e anticonvenzionali, abbiamo sottoscritto un innovativo accordo sul Sistema di valutazione. Peccato che nell’applicazione concreta, la direzione commerciale abbia fatto la parte del leone, stravolgendo la logica di quell’accordo e mortificando i colleghi, con diffusi e generalizzati abbassamenti dei giudizi. Questo giochetto del poliziotto buono e del poliziotto cattivo deve finire. Come UILCA siamo fortemente impegnati a superare questa logica perversa, in un’ottica costruttiva che può essere spesa proficuamente coi colleghi anche in termini di proselitismo.
Dal punto di vista più generale, credo che il prossimo contratto dovrà segnate, a differenza degli ultimi due, una netta inversione di tendenza dal punto di vista della richiesta di aumenti economici. Basta con i sacrifici unilaterali dei lavoratori. Occorre che le aziende di credito, nel frattempo in gran parte ritornate all'utile, riconoscano adeguati incrementi salariali che possano consentire un recupero del potere d'acquisto dei lavoratori bancari, che sono stati, insieme ai risparmiatori , i più penalizzati dalle crisi delle aziende di credito.
Mi sia consentito un breve passaggio, più confederale, su un tema ormai ineludibile, la riduzione dell’orario di lavoro. Penso che, a fronte delle radicali trasformazioni in atto nel mondo del lavoro, questa soluzione, che alcuni ancora criticano come un nostalgico slogan del passato, rappresenti l’unica reale risposta per contemperare occupazione e sviluppo.
Un' ultima parola, infine, sulle aggregazioni. Pare che siano necessarie, ma ciò che sarà assolutamente da evitare è che siano i lavoratori e pagarne il prezzo. Al contrario ai lavoratori che saranno coinvolti da tali processi, come ha argutamente e provocatoriamente suggerito, in un interessante saggio, Massimo Bramante, dell’Ufficio Studi Uilca “Orietta Guerra”, dovranno essere riconosciuti adeguati incentivi ed incrementi salariali.
Che ormai si viva nella società dell’incertezza, secondo la brillante definizione di un noto pensatore recentemente scomparso, lo sanno anche le pietre. Niente più sicurezze, né sul lavoro, né in famiglia, per non dire, poi, delle città e delle case. Ovunque domina un diffuso allarme sociale, in cui la paura fa da padrona, come ben sanno i politici impegnati negli ultimi scampoli di campagna elettorale.
Cosa ci azzecca, direte, tutto questo con le nostre tribolazioni quotidiane : ferie, solidarietà ticket, polizza sanitaria, mobilità, trasferimenti, pressioni commerciali ? C’entra, eccome. Come si sono rotti i legami di fiducia fra istituzioni e cittadini, rappresentanti e rappresentati, vecchi e giovani, così si sono incrinati, con la complicità della crisi, i rapporti di fiducia all’interno dell’azienda. Sempre più spesso i colleghi si trovano spiazzati dai comportamenti incomprensibili di un’azienda che, a fronte di accordi equilibrati e sostenibili, cade in fase di applicazione in atteggiamenti di inutile sfoggio muscolare, il cui unico risultato è solo quello di deprimere ulteriormente il morale già a terra dei colleghi. Cornuti e mazziati, i lavoratori si sentono ormai “traditi” da chi non riesce ad onorare gli impegni. Serpeggia ormai, un po’ ovunque, in rete e nelle sedi, una delusione strisciante, una rabbia inespressa, un rancore diffuso. La misura è colma.
Ci auguriamo che gli impegni ottenuti dai Sindacati, in un recente incontro al massimo livello, si concretizzino quanto prima, in atti concreti e in un deciso cambiamento di rotta e di atteggiamento.
Se non fosse così, dovremmo intraprendere opportune forme di mobilitazione per ottenere quanto, in base agli accordi, è dovuto ai lavoratori.
Mauro Corte, Segretario Responsabile Nazionale UILCA Gruppo Banca Carige
IL COSTO DEL PERSONALE E' GIA' SCESO DEL 30 % NEGLI ULTIMI DUE ANNI
Mentre stiamo per archiviare una delle estati più bollenti del secolo, ci avviciniamo rapidamente, dopo la tregua agostana, alla fase più delicata della trattativa con l’azienda. E’ alle porte la fase più “calda”. Presentazione di un nuovo piano industriale che prevederebbe, secondo quanto annunciato alla stampa, nuovamente tagli e sacrifici per i lavoratori. Un proposito irricevibile da parte del sindacato, tenuto conto delle marcate riduzioni delle retribuzioni già subite in questi ultimi anni. Il costo del personale è sceso in Carige di oltre il 30% negli ultimi due anni.
Spese personale 2016 2015 2014 |
Dati mln Eu 296 354,1 419,4 |
-16,41% -15,57% |
Sappiamo benissimo che ci sono le componenti straordinarie ma sappiamo altrettanto che i lavoratori sono la sola vera risorsa ”straordinaria” nella vita di un’azienda. Per questo non siamo disposti ad accettare supinamente ulteriori ridimensionamenti della retribuzione. Sulla questione delle eccedenze di personale, pur non condividendo l’analisi aziendale, che non tiene conto della realtà quotidiana delle strutture operative, ma si limita all’asettico confronto di tabelle e grafici, auspichiamo che eventuali ulteriori esuberi siano caratterizzati dalla volontarietà e da una adeguata incentivazione. Ci apprestiamo, come sempre con spirito “laico”, ad affrontare il confronto con l’azienda, alla quale chiediamo l’adozione di un eguale spirito laico, che bandisca la clava delle argomentazioni grossolane che ultimamente paiono monopolizzare ogni dibattito in questo paese, riducendo tutto a una questione di pancia. Come se tutto fosse un derby calcistico.
Alle lavoratrici e ai lavoratori, infine, rivolgiamo un appello ad alzare il livello della partecipazione, rispondendo attivamente a tutte le iniziative che saranno promosse nei prossimi mesi.
Mauro Corte
Segretario Generale Coordinamento Nazionale Gruppo UILCA Carige
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VALORIZZARE IL LAVORO DEI COLLEGHI
L'intervento di Mauro Corte al Congresso Nazionale UILCA
In questi ultimi anni le scarse performance dell’azienda non sono da attribuire all’elevato costo del personale, che, fra l’altro, anche depurato di alcune componenti straordinarie, è comunque tra i più bassi del settore ed ha subito negli ultimi tre esercizi una ragguardevole riduzione. Così come la scarsa redditività, al netto del problema sistemico dei crediti deteriorati, non è certo da imputare ai lavoratori, ma alle farraginose e contraddittorie politiche gestionali e commerciali che, anche a causa dei frequenti cambi di governance, sono mutate con frequenza inusitata, non potendo mai giungere a compimento.
Al riguardo, il sindacato è molto preoccupato e auspica che questa volta sia portato avanti un piano coerente e sostenibile che valorizzi le competenze professionali dei colleghi, nell’ottica di creare valore per tutti gli stakeholder interessati. Lavoratori, in primis.
LE MILLE GIRAVOLTE DEI PIANI INDUSTRIALI
Premesso che alla discesa sostenuta del costo del personale, verificatasi in questi ultimi anni, ha fatto da contraltare, con segno opposto, l’impennata dei costi delle consulenze, ci preme sottolineare che, troppo spesso, l’azienda, nella realizzazione dei vari piani industriali, procede con l’applicazione meccanica di programmi astratti, del tipo copia e incolla, commettendo l’errore di non ascoltare i suggerimenti del sindacato, e, in ultima istanza dei lavoratori. Un caso su tutti: il modello Hub and Spoke, che sùbito il sindacato aveva giudicato negativamente, è stato abbandonato dopo circa un anno dalla sua adozione. Ciò non vuol dire che il sindacato abbia particolari capacità predittive, ma semplicemente , che ascoltando i colleghi, sia sicuramente molto più vicino anche alla realtà operativa di quanto lo sia l’azienda, spesso ingessata nelle sua sorda e cieca catena gerarchica di comando. In proposito, speriamo, nell’interesse comune fra lavoratori e azienda, che venga prestato maggiore ascolto al parere dei sindacati e dei colleghi nella realizzazione di nuove iniziative gestionali e commerciali
Mauro Corte, Segretario Responsabile Nazionale Gruppo UILCARIGE
Vivere con i colleghi nella realtà di tutti i giorni rappresenta oggi per il sindacato la sfida più grande. In questi tempi difficili, attraversati da una profonda crisi della rappresentanza, solo la vicinanza, la prossimità con i lavoratori può rinsaldare quel rapporto di fiducia che, per molte ragioni, ormai da qualche anno, purtroppo sta venendo meno. Distratto dai troppi tecnicismi della contrattazione e da liturgie interne affatto autoreferenziali, il sindacato ha via via perso il contatto con la base attiva dei lavoratori. Per questo, come Uilca, crediamo che sia sempre più necessaria la presenza assidua degli attivisti sui luoghi di lavoro, la sola e unica garanzia possibile di un dialogo costante ed effettivo con tutti i colleghi. Nessuno escluso. La vocazione a difendere i più deboli, rimane infatti, una delle finalità privilegiate del sindacato che, nel promuovere l’interesse generale dei lavoratori, deve avere sempre un occhio di riguardo nei confronti di chi ha più difficoltà. In tal senso occorre recuperare la tradizionale propensione al sociale, troppo spesso abbandonata, in nome di un efficientismo aziendalistico che poco ha a che spartire con la storia e la natura del sindacato.
Come abbiamo chiesto uno sforzo a tutti gli attivisti, che si stanno impegnando sul campo nei vari territori, parimenti chiediamo a tutti gli iscritti un feed back più sollecito di quanto accade in azienda, soprattutto nelle singole realtà operative, cercando di filtrare preventivamente fra quello che può essere un problema personale e criticità di tipo generale, che possano interessare una più vasta platea di colleghi.
Potete contattarci rivolgendovi direttamente agli attivisti territoriali di riferimento o scrivendo alla e-mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. .
Attendiamo vostre proposte e suggerimenti.
Mauro Corte, Segretario Coordinamento Nazionale UILCA Carige
Il Consiglio direttivo del Gruppo Banca Carige ha nominato all’unanimità, nel corso di riunione, alla quale è intervenuto il Segretario Nazionale Giuseppe Del Vecchio, il nuova Coordinamento Nazionale della Uilca, che risulta così composto: Mauro Corte, coordinatore responsabile, Fanni De Vidi, Stefania Gallo, Riccardo Grozio, Moreno Guelfi, Nino La Rosa, Claudio Minicucci, Sandro Marchese, Silvio Trucco, Beatrice Assandri, Tesoriere.
Il neoeletto segretario Mauro Corte ha ribadito: “L’impegno della Uilca a sostegno dei lavoratori della Carige è massimo e riteniamo necessario intraprendere proficue e rispettose relazioni industriali, con particolare riferimento a quanto contenuto nel Piano Industriale. All'azienda chiediamo maggiore chiarezza e risposte certe; i problemi si affrontano con il confronto fra le parti, utilizzando gli strumenti previsti dal Conmtratto Nazionale del Credito, nel quadro normativo e di legge vigente."
LE RIFLESSIONI DI MARCO ONADO PER RECUPERARE LA BANCA PERDUTA
Non ci sono più le banche di una volta, sparite come le mezze stagioni. Come spesso accade, letteratura e cinema hanno colto l’essenza della crisi prima dell’economia. Opere come Lehman Trilogy di Stefano Massini o film come Margin Call di J.C. Chandor fanno capire quanto la finanza sia mutata nel giro di pochi decenni e come Lehman Brothers, fondata su sani principi morali e sul sostegno allo sviluppo economico, abbia potuto trasformarsi in un mostro dominato da speculatori avidi e cinici che hanno fatto precipitare l’economia mondiale nella più grave crisi della storia.
Questo libro vuole spiegare come si sia aperto un abisso tra la finanza come dovrebbe essere, descritta nei libri di testo (compreso quello di chi scrive), che svolge una funzione essenziale per la crescita, e la “nuova” finanza che ha provocato la crisi ed è stata addirittura oggetto di un salvataggio pubblico senza precedenti. Lo scopo è capire come possiamo recuperare la banca perduta, cioè rispondere alla domanda che si pongono oggi non solo economisti e policy maker, ma anche i cittadini, che – colpiti duramente e più volte nei propri risparmi – non sanno se possono ancora fidarsi delle banche o se dare ragione all’Economist (mica un foglio sovversivo) arrivato a coniare il termine banksters.
Economisti e cittadini sembrano porsi problemi diversi: di sviluppo economico generale i primi, di tutela del risparmio i secondi, ma in realtà si tratta di due diversi punti di caduta dello stesso problema, cioè il volto oscuro della finanza messo impietosamente in evidenza dalla crisi e che sembra prevalere su quella “buona” che dobbiamo e possiamo valorizzare.
Le crepe di Wall Street
Proprio per questo, il libro si rivolge a un pubblico più vasto degli addetti ai lavori, anche se il viaggio è davvero degno di Indiana Jones, perché richiede di addentrarsi nei meandri del sistema creditizio moderno, che possono essere più fitti della giungla, per capire i motivi per cui la finanza è diventata sempre più grande rispetto all’economia reale e sempre più complessa, fino a subire una sorta di “mutamento genetico”. Percorrendo questa strada si capisce che la finanza ha sfruttato in pieno le opportunità del clima ideologico e politico di liberalizzazione e deregolamentazione su scala mondiale che ha dominato gli ultimi decenni e che ha basato la crescita economica dei paesi avanzati, a cominciare dagli Stati Uniti, su un’accumulazione di debiti senza precedenti, cioè su un castello di carte che non poteva che crollare miseramente. Ma si scopre anche che, come ogni sovrastruttura, la finanza è lo specchio degli squilibri dell’economia sottostante. È una crisi delle imprese che hanno privilegiato i risultati a breve, a scapito degli investimenti e della crescita sostenibile; è una crisi sociale, perché sono aumentate la disuguaglianza e la povertà anche nei paesi avanzati; è una crisi politica, perché le tensioni economiche e sociali spostano verso destra il baricentro dell’elettorato, spingendolo a chiedere misure di pura protezione degli interessi esistenti, non importa se fra questi sono compresi quelli delle banche. E fu subito Trump.
Insomma, i grandi movimenti che hanno portato alla crisi sono dominati dalle trasformazioni della finanza degli ultimi decenni, che a loro volta sono stati favoriti dalle politiche neoliberiste rafforzatesi con la sconfitta del socialismo reale. Ma addentrandoci nella giungla in cui sembra scomparsa la banca perduta, scopriamo che se è crollato il Muro di Berlino, quello di Wall Street ha numerose crepe e molte delle cause di fondo della crisi non sono state ancora rimosse.
Marco Onado, Alla ricerca della banca perduta, 2017, Il Mulino, pag. 280. 15 euro (e-book 10,99 euro)
Il prossimo 14 giugno dalle 9,30 alle 12,30, presso la Camera di Commercio di Genova, Via Garibaldi 4, la Uil Pensionati Liguria e da Ada Liguria organizzano il convegno: #SilverEconomy- Terza età in Liguria: dai problemi alle prospettive. Il valore dell'esperienza e l'immagine che ne danno i media.
E' un' iniziativa ideata per parlare degli anziani come risorsa: il valore dell'esperienza e la capacità di ricrearsi.
E poi anziani come occasione per costruire economia e occupazione di qualità per i giovani.
Tutto questo all'interno di un dibattito che coinvolge relatori di grande valore ed esperienza (Lorenzo De Micheli IIT, Luisella Battaglia docente di filosofia morale e bioetica, Enrico Bartolini, presidente ordine dei medici, Antonio Guerci, docente di antropologia Unige, Filippo Paganini, presidente ordine giornalisti Liguria, Giovanna Badalassi, economista.
Prenderanno parte al convegno il segretario generale della Uil Pensionati nazionale: Romano Bellissima e Pierangelo Massa, segretario generale Uil Pensionati Liguria.
Modera il dibattito: Massimo Bramante, Centro studi Liguria
P.zza Soziglia 12/7 - 16123 Genova